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GEOBIOLOGIA

Definiamo la geobiologia come la scienza che studia l'andamento e l'influenza delle radiazioni energetiche provenienti dalla crosta terrestre in rapporto a qualunque fenomeno di vita di organismi viventi.

Il termine "geobiologia" ha origine da due vocaboli di origine greca - ghe (Terra) e bios (vita) - ed è una scienza che accomuna le conoscenze proprie dello studio della terra e dei fenomeni che avvengono all'interno della crosta e nel mantello terrestre. Tali fenomeni vengono correlati con lo studio delle caratteristiche fisiche e comportamentali degli organismi e con l'interazione che queste hanno con l'ambiente.

Un ausilio per lo studio della geobiologia viene fornito da altre due discipline, ritenute al di fuori dei tradizionali studi accademici e considerate puramente esoteriche, quali la rabdomanzia e la radioestesia. La prima è un'antica forma di divinazione che consiste nell'individuare materiali e sostanze attraverso la captazione di forme vibrazionali provenienti da bacchette di legno o materiale non ferroso con forma a forcella, mentre la seconda è anch'essa un'antica disciplina, al pari della rabdomanzia, che permette l'individuazione di forme di energia al di fuori dei 5 sensi umani, consentendo forme di divinazione e di ricerca attraverso strumenti quali il pendolo e il biotensor.

Pur essendo una scienza a cui si sono avvicinati numerosi cultori, i contributi maggiormente significativi e riproducibili sul campo li dobbiamo al Dott. Ernst Hartmann e al Dott. Manfred Curry.

Negli anni 50 il Dott. Ernst Hartmann (1915 - 1992), attraverso lo studio dell'evoluzione delle malattie di propri pazienti, scopri la presenza di forme di energia in punti specifici del terreno che ne influenzavano lo stato di salute.
Le sue ricerche portarono alla scoperta di "correnti di energia" provenienti dal sottosuolo che si estendono nella troposfera e ricoprono l'intero suolo terrestre.
Si tratta di una griglia reticolare composta da "linee elettromagnetiche" che formano maglie quadrangolari; con un lato di lunghezza di 200 cm nella direzione nord-sud, in linea con l'asse magnetico terrestre, e un lato di larghezza di 250 cm nella direzione est-ovest.
Hartmann scoprì che le linee di energia formanti questa maglia hanno una larghezza di circa 21 cm e che nel punto in cui le linee si sovrappongono sono presenti campi elettromagnetici potenzialmente pericolosi per la quasi totalità degli organismi viventi.
Se stiliamo una classificazione di fattori di nocività prodotti dall'energia di questo reticolo invisibile ma percettibile, potremo affermare che al suo interno è presente una "zona neutra" con assenza di carica elettromagnetica; che le linee elettromagnetiche che lo compongono hanno una carica elettrica tutt'altro che trascurabile; e che, al di sopra delle intersezioni, denominati "nodi di Hartmann" o più semplicemente nodi, si determina un campo elettromagnetico di intensità elevata.

A integrare gli studi del Dott. Hartmann si inseriscono le ricerche del Dott. Manfred Curry, i cui risultati hanno aperto la strada agli studi sulla geobiologia.
La "rete di Curry" è anch'essa una griglia reticolare, che forma maglie quadrangolari regolari con lati di lunghezza 350 cm le quali, a differenza della rete di Hartmann, possono subire variazioni dimensionali nel corso della stessa giornata.
L'orientamento è di circa 45 gradi rispetto all'asse magnetico terrestre, quindi queste linee elettromagnetiche hanno una direzione nord-nord ovest e nord-nord est. La larghezza delle linee di energia è di circa 50 cm, ma anch'esse possono subire ampie variazioni dimensionali.
E' evidente che il carattere instabile di queste linee elettromagnetiche rende particolarmente difficile sia la loro individuazione sia la determinazione dell'energia emessa.

In questo ambito riteniamo opportuno fornire alcune indicazioni sulla costituzione della crosta e del mantello terrestre. Parliamo di strati del "sistema terra" afferenti alla litosfera e all'astenosfera con la presenza di formazioni rocciose di tre tipi: igneo, ovvero provenienti da fusioni di rocce nella crosta profonda e calda o nel mantello superiore; di tipo sedimentario, formatesi cioè da degradazione meteorica ed erosione di rocce esposte in superficie; e, in ultimo, di tipo metamorfico, formatesi da rocce sottoposte a temperature e pressioni elevate nella crosta profonda o nel mantello superiore.
La litosfera è l'involucro esterno, rigido e resistente, sito al di sopra dell'astenosfera, comprendente la crosta e i primi 100 chilometri circa del mantello.
La crosta è il sottile involucro della terra con uno spessore compreso tra i 7 e i 70 chilometri composto da rocce relativamente leggere a bassa temperatura di fusione, mentre il mantello è l'involucro interno della terra compreso tra la crosta e il nucleo con uno spessore da circa 40 a una profondità di circa 2900 chilometri costituito da rocce a densità intermedia.

Da un'analisi della cartografia indicante la tettonica delle placche, notiamo che esiste nel territorio italiano, in zone popolate, la linea di confine che origina un margine convergente. E' importante considerare che per questo avvengono dei movimenti del terreno dovuti alla presenza, a breve distanza, della "placca Africana" che preme contro la "placca Europea", la quale va ad aggiungersi alla normale attività magmatica geodinamica del "sottosuolo profondo" e alla composizione della roccia oggetto di interesse.

Citavamo in precedenza la presenza di un margine convergente, con pressioni della placca africana verso la placca europea, che tende a incunearsi al di sotto della zona Balcanica comprimendola e identificando nella zona del basso Tirreno dei movimenti della crosta terrestre che si può manifestare con terremoti anche di forte intensità.

Nel complesso l'intera attività geodinamica del territorio nazionale comporta la creazione di faglie, di ridotte dimensioni rispetto a fenomeni propri della tettonica delle placche, ma che insistono nel territorio determinando nella roccia delle vere e proprie fratture in cui le due parti separate si muovono una rispetto all'altra, scivolando lungo la superficie di rottura.

C i preme ricordare che è opinione corrente che il calore radiante presente nel sottosuolo non è dovuto a una costante perdita di calore del nucleo terrestre formatosi per impatto ben 4500 milioni di anni fa, ma è il prodotto di un processo nucleare naturale di fissione degli atomi che avviene all'interno dello stesso nucleo.
Indipendentemente da queste forme di irraggiamento di energia di cui dobbiamo tener conto, ciò che ne deriva è che il prodotto di questa costante reazione nucleare incide sulle rocce indifferentemente dai loro diversi gradi di metamorfismo subiti nel corso del tempo provocando l'attività geodinamica propria del sottosuolo.

In questo delicato equilibrio di forze si inserisce un elemento, peraltro definito tale anche nella tradizionale medicina cinese, o meglio, per rientrare in una terminologia occidentale, un'unica soluzione: l'acqua. La molecola d'acqua è composta da due parti di idrogeno e una di ossigeno; quando presente in soluzione libera, ha al suo interno altre sostanze in forma ionica che ne determinano un equilibrio elettrochimico.

La parte attiva dell'acqua, oggetto del nostro interesse, è dato dalla presenza nella stessa molecola di ioni; particelle cariche elettricamente che interagiscono con tutto ciò con cui vengono a contatto.

L'unione di due atomi di idrogeno, posti all'estremità di un atomo di ossigeno collocato al vertice della stessa molecola, con un angolo di circa 104 gradi, forma l'acqua
Vediamo che l'ossigeno ha una elettronegatività maggiore nel vertice della molecola, in cui è presente l'atomo di ossigeno, con una parziale carica elettrica negativa, mentre le estremità hanno una parziale carica elettrica positiva.
Una molecola che presenta questo squilibrio di cariche elettriche è detta essere un dipolo elettrico; questa caratteristica fa sì che le molecole vengano attratte reciprocamente l'una all'altra, evidenziando come questa attrazione nell'acqua sia particolarmente intensa e ne determini la definizione di legame idrogeno, chiarendo così molte delle proprietà fisiche tipiche dell'acqua.

.A seguito di queste considerazioni è intuibile comprendere come l'azione dell'acqua influenzi tutto ciò con cui entra in contatto. Il suo continuo movimento, sia tramite un processo osmotico sia tramite il suo fluire a velocità variabile tra le rocce, provoca una corrente elettrica proporzionale alla velocità di scorrimento, la quale è in grado di influenzare l'ambiente in superficie. Infine, il suo lambire le rocce può determinare effetti più o meno intensi a seconda che si tratti di acqua piovana, più o meno pura - conseguenza del grado di inquinamento ambientale - o di acque ricche di sali minerali, in quanto dotate di una maggior conduttività.

L'acqua può inoltre drenare e/o trasportare tracce o elevate quantità di inquinanti provocando il progressivo trasferimento degli stessi inquinanti a qualsiasi corpo, pietre, argille, marne, ghiaie con cui viene in contatto e che divengono a loro volta nuove emittenti. In tal modo nelle falde e sacche d'acqua sotterranee si origina un fattore che somma e amplifica tutte le forme di inquinamento. Situazione applicabile sia nel caso in cui vi siano tracce di radioattività naturale in ambiente, sia a causa di inquinanti prodotti da attività umane di ogni ordine e grado.

Quanto sopra descritto, vale a dire il sistema proprio delle dinamiche terrestri, opportunamente correlato con il delicato rapporto simbiotico e omeostatico tra il "sistema Uomo" e il "sistema Ambiente" in un contesto ecologico complesso, può determinare delle situazioni che se trascurate o ignorate possono provocare forme di disagio fino a sfociare, all'estremo, in vere e proprie patologie. Questa "nuova" ma "vecchia" scienza prende il nome di geopatologia e studia l'andamento e l'influenza delle radiazioni energetiche provenienti dalla crosta terrestre in rapporto alla malattia.

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